Quando ci troviamo davanti ad elementi opposti, coesi e correlati tra loro, non si può mai sapere cosa potrà succedere. Victor Lavalle dà inizio a questo racconto attraverso una favola… una Favola di New York, ambientata nella Grande Mela di Trump e con tutti i necessari strumenti per apparire a lieto fine. Talvolta, tuttavia, il tempo muta, e così fanno le paure umane, rendendo lo scorrere degli eventi imprevedibile ed ammaliante, in tutta la sua inquietudine. L’orrorifico inizia ad insidiarsi lentamente in ogni paura, facendosi vivo, nutrendosi dell’uomo e di ogni suo turbamento. Ed è in quel momento che i muri iniziano a crollare e le stesse fondamenta che si erano così abilmente costruite in precedenza non appaiono più un porto franco, ma un’ulteriore zona di pericolo. Dove sentirsi al sicuro, se non nella propria casa? Tutto viene messo in dubbio, anche la convinzione che la tranquillità delle mura domestiche non fosse già stata invasa da altro. Un mutamento che la tecnologia ha fa permesso di accettare gradualmente, con flemma insidiosa ed invischiante, attraverso l’illusione di uno schermo. I protagonisti del romanzo, Apollo, Emma e loro figlio Brian, si troveranno risucchiati da questo pozzo d’illusioni, fino ad accorgersi, troppo tardi di cadere giù. Il tempo muta, come anche gli eventi, perché, anche se non sembra, è l’uomo a decidere per se stesso. Unica speranza salvifica, per il ritorno alla giornaliera quotidianità. Così vicina alla vita precedente, ma anche così diversa.
Lo stesso aspetto magnetico descritto da Lavalle, è percepibile dall’ecletticità dello stilista Francesco Risso, direttore creativo di Marni. Il suo uomo Marni, nella Primavera/Estate 2020 assume sembianze camaleontiche. La passerella è sovrastata da un soffitto di bottiglie trattenute da una rete, a simbolo del marcio da cui la nostra terra è invasa. La percezione di occlusione e chiusura è quasi soffocante… ma solo guardando in alto. I copricapi dei modelli, elegantemente composti da rifiuti riciclabili, danno un allure bizzarro e camaleontico a dimostrazione di una società invasa dalle apparenze, che no, non appaiono mai per ciò che effettivamente sono. La risposta al disastro è data, invece, dal mood militare di ogni capo indossato, unica soluzione per combattere la rovina imminente. E così vediamo susseguirsi tessuti finestrati e mimetici, volumi creati a strati, polo, camicie e capi basici arricchiti con giacche multicolor, o ancora, pantaloni con stampe di fiori o bottiglie, di stampo Seventies. A completare i look, troviamo, infine ciabatte assemblate con resti e ritagli e sneakers immerse nell’olio.
Un geniale tratto distintivo accompagna l’uomo Marni, che appare ai nostri occhi trasformista ed eclettico, come un Apollo allo stremo del disastro, ma salvo, vivo e pronto a ricominciare.
Non parliamo di Fashion, non parliamo di Book. Parliamo dell’&.
(Images credits: Vogue)
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