“Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L’uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa.”
Riflessioni solitarie al lago, scorci di montagne…anche per Zhu Chongyun. E poi Onde. Sì, onde. Nel loro movimento continuo. Onde come linee guida. Zhu Chongyun, è lei il ponte: l’unione tra Oriente ed Occidente. Lei viaggia per noi, come Hervé Joncour alla ricerca della seta. La via è già nota, le rotte conosciute: capi iconici e litanie romanzate, congiunte a quell’Oriente celato, ravvivato da interruzioni continue. Fratture stilistiche ed imprevisti cromatici si alternano ad una contemporaneità sofisticata, che attualizza la tradizione: un “haiku” in chiave moderna.
Lei è Krizia, la Krizia che conosciamo. Con la sua tigre graffiante, ruggente, in un jacquard multicolor ed una pelle laserata, metafore del nuovo, di ricerca, di innovazione. E’ lei la regina: la tigre, l’emblematica tigre. Cercarla è stimolante, trovarla è rassicurante: si nasconde nei tessuti a macro e micro fioriture, in un ricco camouflage. E lui è Hervé Joncour. Lui gioca, lo fa al meglio nel suo mondo chiuso, con una duplicità che lo inghiotte: marito ed amante. Commerciante avido di sguardi, anzi, di uno sguardo soltanto, al di là delle onde.
La storia continua con i plissé, le balze, le rouches: ogni dettaglio volto a dividere si congiunge, si fonde con il nuovo, incatenato a due realtà, seppur divise e sconfinate, non solo per Hervè.
Questa è la mia Krizia, in Fashion-Book crossover con Baricco. Seta è un romanzo delicato sin dagli inizi, dai toni sognanti e pacati, chiara rappresentazione del “bello scrivere”. La trama è scorrevole e godibile, sebbene studiata meticolosamente nei dettagli, quasi fossero un contributo volto a plasmarci, ad essere il protagonista, a subirne ogni emozione. Hervè Joncour vive il suo dualismo con una tale meraviglia, da sacrificare la sua quotidianità per un amore utopico ed irrealizzabile: da qui la sua dicotomia d’animo, già precedentemente accennata. Il suo essere diverso, l’aleggiare tra desideri così contrastanti, lo rende ponte tra due mondi. Zhu Chongyun, per Krizia, si occupa di unione: di questa connessione tra arte e moda, tra Oriente ed Occidente, tra preziose lavorazioni ed abiti da cocktail scultorei, lavorati da mani d’artista.
I segni del viaggio appaiono, quindi, vividi in quel vortice di onde, a cui s’ispirano forme e volumi: fili di lana con seta croccante, mohair con organza, stretch e plissè di artigianalità italiana fusi al tenue ice-cream, al blu lago, dall’azzurro acqua, all’oro iridescente…Ritornando, così, oltre oceano, sulla “via della seta”.
Ammetto che questo libro sia stato una vera e propria pagina di me. Quella che più mi è rimasta a cuore ed ha segnato un particolare periodo di transizione nella mia vita. Un po’ come i viaggi del nostro Hervè.
E voi? Avete un libro che vi è rimasto dentro?
Scrivetelo in un commento qui sotto.
Non parliamo di Fashion. Non parliamo di Book. Parliamo dell’&.
(l’immagine della sfilata Krizia SS17 è proprietà del sito di NowFashion)
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