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16 Settembre 2019

L’abito buono: il blue jeans

Quanti capi ci ritroviamo nell’armadio, per poi indossare sempre gli stessi? E soprattutto, perché lo facciamo? Dalla più comune frase “Questo lo metti su tutto!” nasce la rubrica “L’abito buono”, un onore al merito per tutti quei capi passpartout tenuti nell’armadio come reliquie, che hanno salvato e continuano a salvare dalle situazioni più drammatiche di crisi da outfit perfetto. 
Ma quale sarà il capo che racconteremo oggi?

Il blue jeans

Di quale argomento si sarebbe potuto parlare, a seguito della T-shirt? Del blue jeans, ovviamente. L’indumento più intramontabile, evergreen e comodo presente nei nostri armadi. Molti stilisti hanno utilizzato il jeans come capo portante delle loro collezioni, ma non tutti sanno come tutto ebbe inizio.

Partiamo dalla diatriba sulle origini. Europa, America? Nessuno può avere la certezza della paternità del capo, tuttavia possiamo confermare le origini del materiale del nostro blue jeans: il denim. Non ci crederete ma, ancora una volta, l’Italia può vantare di essere stata la prima produttrice del tanto richiesto denim. Nella marinara Genova, infatti, venne cucito il primo paio di pantaloni realizzato proprio con quel robusto cotone color indaco che diverrà, in breve tempo, un vero e proprio must have.
Prodotto sì, ma non creato: neanche a dirlo, l’eterna sfida con i vicini francesi continua. Sarà, infatti, Nizza a vantare la nascita del denim e la stessa etimologia del termine lo conferma: Serge de Nîmes, il suo ideatore, pare abbia avuto leggere manie di grandezza sulla scelta del nome da attribuire al tessuto. Voi che dite?

Ma torniamo a Genova, poiché sarà proprio grazie al suo porto che i pantaloni in denim giungeranno in America, diventando il primo capo d’ispirazione per la creazione dei blue jeans.
Accadde questo: un sarto del Nevada di nome Jacob W. Davis, nel 1873, realizzò una copia del jeans italiano per un taglialegna del posto, apportando, però, alcune migliorie. Decise, infatti, di ottimizzarne la resistenza, rinforzando le giunture con dei rivetti di rame. Si può, di conseguenza, affermare che Davis creò il primo jeans “indistruttibile”. Gli acquisti diedero immediatamente conferma del suo genio: 200 paia di jeans venduti in pochi mesi.
In poco tempo il caro Davis si ritrovò sommerso dalle richieste, oltre che con mezzi limitati per accontentare la nuova ed esigente clientela.
Che fare? Chiedere aiuto a Levis Strauss, ovviamente. Un nome ben poco noto.
Una filiera produttiva a San Francisco fu il piccolo prezzo da pagare per la creazione di un colosso.
A posteri, avremmo tutti detto sì. Inutile dire che il blue jeans ottenne, finalmente, il suo meritato successo, diventando l’indumento più indossato da intere generazioni.

Ma chi introdusse davvero il blue jeans come capo icona del sistema moda?

Immagino sappiate già la risposta: James Dean. Il nostro amato e carismatico protagonista di “Gioventù Bruciata”, lo stesso che lanciò, nel medesimo periodo, la moda della altrettanto “poco nota” T-shirt.

 

E le donne? Quando iniziarono a portare i primi Jeans?

Anche loro, dopo averlo visto al cinema. Infatti, la blue jeans fever contagiò anche le dive più famose di Hollywood. Da Marilyn Monroe a Jane Russell, da Elizabeth Taylor a Grace Kelly, nessuna seppe resistere alla comodità del primo capo unisex della storia, a tal punto che, col passare del tempo, venne anche reinterpretato come vero e proprio bene di lusso.

Il fautore di tutto?

Calvin Klein, attraverso la sua campagna pubblicitaria che, nei primi Anni Ottanta, vide protagonista una sensualissima Brooke Shields, con indosso il primo jeans elasticizzato. Un’esaltazione delle curve e dell’avvenenza femminile, senza uso di capi scomodi. Un sogno che, attualmente, risulterebbe una realtà perfino scontata. O forse, non più troppo.

Non parliamo di Fashion, non parliamo di Book. Parliamo dell’&.

 

 

 

 

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Filed Under: L'abito buono

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