Quanti capi ci ritroviamo nell’armadio, per poi indossare sempre gli stessi? E soprattutto, perché lo facciamo? Dalla più comune frase “Questo lo metti su tutto!” nasce la rubrica “L’abito buono”, un onore al merito per tutti quei capi passpartout tenuti nell’armadio come reliquie, che hanno salvato e continuano a salvare dalle situazioni più drammatiche di crisi da outfit perfetto.
Ma quale sarà il capo che racconteremo oggi?
ll cappello femminileI cappelli sono considerabili accessorio femminile da tutta una vita. Trovano le loro origini più lontane in Egitto e Grecia, fino ad arrivare all’epoca moderna, con la diffusione in Europa del cappello elegante. Parte della cultura di ogni civiltà, il cappello appare, inizialmente, come simbolo fondamentale di valenza gerarchica e culturale. Influenzerà, difatti, l’aspetto più puramente sociale della moda, nel corso dei secoli. La gestualità assume, attraverso il cappello, carattere comunicativo: mettere il cappello, toglierlo, cambiarlo, appariranno come metafore del cambiamento della propria immagine a fronte del prossimo.
Ma come cataloghiamo l’origine dei primi cappelli?
Pare che, probabilmente, risalgano alla preistoria: erano di paglia e molto utilizzati dalle donne nei villaggi, al fine di ripararsi dal sole. Col passare del tempo, i materiali utilizzati saranno sempre più resitenti, basti pensare a pelli, lane e cotone.
La funzione di mera protezione del capo perderà, poi, la sua valenza in epoca romana. A quei tempi il cappello divenne un accessorio puramente simbolico e, talvolta, con caratterizzazioni magiche. Era principalmente indossato dagli uomini, durante i riti ed in battaglia, abbandonando, così, i capi delle donne ricoperti dal velo.
Non si può di certo pensare, tuttavia, che siano i Romani a dettare la moda sull’utilizzo dell’accessorio per eccellenza.
Sarà, infatti, la Francia, in epoca rinascimentale, a lanciare la moda dei cappelli per donne e uomini. Gli uomini prediligeranno le classiche berrette, mentre le donne lo punteranno al di sopra di preziose acconciature. Da quel momento, il cappello divenne un accessorio irrinunciabile non solo per il completamento di ogni look, ma anche per la definizione del proprio status sociale.
Il Settecento, poi, ne aumenterà la dimensione della tesa: i cappelli diventeranno sempre più grandi, fino a lasciare, nell’Ottocento, spazio alle cuffiette, legate con nastri al di sotto del mento. Tuttavia, l’avvento del nuovo accessorio, non riuscì a surclassare la moda del cappello, né tanto meno la sua evoluzione. Nello stesso secolo, infatti, l’industria tessile, darà l’avvio alle prime produzioni di copricapi, da donna e da uomo.
Ma quanto contano le dimensioni?
Dipende dai secoli. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ad esempio, i cappelli diminuiranno in dimensione, per essere più facilmente poggiati sulle vaporose acconciature.
Nei primi anni del Novecento, invece, il grande è bello. I cappelli a tesa larga, con particolari decorazioni diverranno l’accessorio per eccellenza di ogni nobildonna.
Al contrario, gli Anni Venti e Trenta ispireranno la modista francese Caroline Reboux per la creazione della cloche. Di cosa si tratta, vi chiedete? Potrebbe definirsi un cappello a campana, volto a seguire la forma della nuca. Per indossarlo occorreva tirarlo sugli occhi, affinché si potesse sbirciare con lo sguardo sollevando appena la testa. Feltro e paglia, i materiali più usati nella realizzazione.
L’idea di accarezzare la nuca portò anche alla diffusione di turbanti dalle eleganti lavorazioni e decori, adatti per ogni occasione mondana.
I cappelli a tesa larga impiegheranno, però, ben poco tempo a tornare. La moda degli Anni Quaranta proporrà, infatti, i cappelli a tesa larga in paglia per il giorno e negli Anni Sessanta e Settanta i cappelli femminili torneranno ad occupare il capo delle donne con dimensioni impegnative, non più volte a descrivere uno status, ma uno stile.
E se la tesa larga non fosse stata di nostro gusto?Si può dire che sarebbe stato sufficiente aspettare una decina di anni. Negli Anni Ottanta, difatti, con l’avvento della cultura hip-hop e rap, i primi cappelli unisex con visiera faranno, finalmente, la loro comparsa.
Cosa si può volere di più?
Non parliamo di Fashion, non parliamo di Book. Parliamo dell’&
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