Quanti capi ci ritroviamo nell’armadio, per poi indossare sempre gli stessi? E soprattutto, perché lo facciamo? Dalla più comune frase “Questo lo metti su tutto!” nasce la rubrica “L’abito buono”, un onore al merito per tutti quei capi passpartout tenuti nell’armadio come reliquie, che hanno salvato e continuano a salvare dalle situazioni più drammatiche di crisi da outfit perfetto.
Ma quale sarà il capo che racconteremo oggi?
La camicia bianca.
La camicia bianca: un must have non solo del guardaroba maschile, ma anche un capo basico necessario per l’abbigliamento femminile. Ma quanto conosciamo della sua storia?
L’ufficiale pioniera di questo basico così essenziale fu nient’altro che Maria Antonietta, e ne abbiamo anche le prove. Nel 1773, infatti, la famosa pittrice e ritrattista francese Madame Vigée-Lebrun raffigurò la giovane regina con indosso quella che gli storici di moda e costume chiameranno chemise: un abito informale di mussola bianca, stretto leggermente in vita. Una camicia in versione lunga, o ancora, una leggera camicia da notte. Che fosse interpretato nell’una o nell’altra maniera, una cosa è certa: Maria Antonietta causò scandalo. E, come la storia ci insegna, lei adorava creare scandali. Per l’epoca, fu come ritrarre un’imperatrice nuda e senza vestiti.
E se fu Maria Antonietta ad introdurre il concetto di camicia nella moda femminile, all’inizio del 1900 sarà Coco Chanel a sostituire ai corsetti la camicia bianca maschile. La sua intuizione fu la risposta in comodità e sobrietà alla liberazione del corpo femminile.
La stessa idea subì una nuova interpretazione con la fine del secondo conflitto mondiale, questa volta per opera di Christian Dior, di cui abbiamo già avuto modo di parlare nella rubrica “Alfafashion”.
Le sue camicie saranno in organza, abbinate a gonne a ruota, simbolo di raffinatezza ed eleganza per tutte le icone di stile dell’epoca, da Grace Kelly a Jackie Kennedy.
Ed il concetto di emancipazione femminile così fieramente portato avanti da Coco? Si può dire che ebbe la sua piena realizzazione con l’avvento degli anni Settanta. Patty Smith vi dice niente? Sulla copertina del suo album, Horses, si presenterà proprio in camicia bianca dai tagli maschili, diventando, così, un’icona dell’immaginario collettivo dell’epoca.
Gianfranco Ferrè cavalcherà, difatti, quest’onda trasformando la camicia in un capo perno per la sua maison.
Anche l’estetica e la moda minimalista fu conquistata dalla camicia bianca, facendo di essa uno dei capi basici di ogni collezione. Basti pensare a Calvin Klein, Helmut Lang, o ancora a Martin Margiela, per avere un’idea della diffusione massiva di questo capo.
Dalla moda al cinema, dalla musica all’arte, la camicia ha percorso epoche recenti e lontane, divenendo simbolo di essenzialità, rivoluzione ed eleganza, Ma perché piace così tanto? La sua versatilità la rende indispensabile. Basti pensare a cosa indossereste sotto un tailleur, o per un’occasione formale. O per un pic-nic fuori porta, magari nella sua versione aperta, o legata, abbinata ad un paio di comodi jeans.
Vi siete dati una risposta?
Non parliamo di Fashion, non parliamo di Book. Parliamo dell’&.
(Images credits: The Guardian)
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