Sara Perry e Chanel: voci narranti di atmosfere lontane e cariche di mistero.
Uno scenario d’abisso, rivestito da foreste di alberi giganteschi e spogli: tale è l’atmosfera che ci introduce in quell’angolo dell’Essex, tra le acque del Blackwater… La stessa cornice in cui le modelle, firmate Chanel, sembrano fluttuare. Karl caratterizza e descrive la donna nella sua eleganza celata, raffigurandola nella sua introspezione. Un dipinto peculiare e studiato in ogni suo dettaglio, espressione di tempi anacronistici, resi vivi ed autentici: una grazia senza tempo, seppur antica e, per questo, assai ricca di fascino.
Medesima minuzia ed attenzione per il dettaglio è da riscontrarsi nella caratterizzazione dei personaggi di Sara Perry, che non faticano a manifestarsi ai nostri occhi nella loro profonda realtà, tale da apparire quasi familiare. E così ogni personaggio prende forma, ogni tassello torna al proprio posto, in uno spaccato di una misteriosa Londra di fine ‘800. Quella Londra dell’entroterra, avvolta di mistero, segreti, nascosta dalla coltre, scaldata nei suoi cupi colori, armonica nei suoi foschi scenari. La stessa Londra che colora ogni singolo capo di passerella.
Non sarebbe affatto difficile immaginare la nostra protagonista vestita dei colori della ruggine, con giacche in tweed indosso, gonne arricciate o redingotes dalla linea affusolata.
Perchè, di cosa tratta la moda, se non di sensazioni? Che cos’è la natura, se non espressione di sentimenti mutevoli?
Sarah Perry, nel suo giallo, “Il serpente dell’Essex”, descrive il peccato, il celato, l’inarrivabile, rendendolo alla portata dell’uomo, senza abbandonarne la suggestione. Chanel lo indossa, con teatralità e delicata nostalgia.
Non parliamo di Fashion, non parliamo di Book. Parliamo del‘&.
(l’immagine della sfilata Chanel AW18/19 è proprietà del sito di Vogue)
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