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15 Marzo 2018

Da Lady Bird alla Women’s March: perchè essere donne è assolutamente fashion?

 

Nessuna donna è “dimenticata”, nemmeno agli Oscar. Greta Gerwig ne è la palese dimostrazione. Seppur non da vincitrice, la regista pluri acclamata è chiaro manifesto del riscatto, di retaggio femminista, per cui le donne stanno “combattendo”. Trascorsi circa due mesi dalla Women’s March e solo una settimana prima dalla Giornata internazionale della donna, Lady Bird viene lanciato nelle sale, raggiungendo rapidamente i 59,4 milioni di dollari al botteghino. Pellicola amata, odiata, sopravvalutata. Le sfaccettature sono infinite, seppur la domanda di fondo risulti univoca: perché un prodotto così semplice ha riscosso così tanto interesse?
Le motivazioni potrebbero esser riconducibili al medesimo pensiero universalmente nutrito per dar voce al messaggio di uguaglianza della ben nota marcia in Washington DC. Perché la vera lotta è di chi non si adatta ad una struttura uniformizzante di pensiero, ed è questo che fa moda, proprio come la nostra Greta.
Lei si sfida ripercorrendo le sue origini, senza alcuna vergogna, con fare auto ironico e scanzonato, che ha, tuttavia, del profondo. Ambientata nel 2002, la pellicola narra la storia di Christine, (Lady Bird), anti eroina per eccellenza, bella perché comune e dai pochi artifici. La sua storia, facilmente riconducibile alla vita della regista, assume l’aspetto di romanzo di formazione in un’ottica totalmente “al femminile”. Basti pensare al rapporto madre-figlia, tema sottilmente analizzato e capace di farsi strada all’interno dell’immaginario del cinema indipendente americano, solitamente abituato alla predominanza della figura paterna.

La vicenda scorre tra battute e dialoghi brillanti, non perdendo, tuttavia, la freschezza di commedia: tutto ciò che ci si potrebbe aspettare da una scanzonata Greta Gerwig, specialmente a seguito di collaborazioni con nomi quali Baumbach e Reitman.
Lady Bird è una nuova Juno, pronta a debuttare al fianco della sua creatrice con una pellicola godibile, a tratti un po’ azzardata, forse non da Oscar, ma sicuramente da nominee. Adorabile l’interpretazione di Saoirse, loser per eccellenza, ma perchè essere diverse è bello. Giocoso questo sguardo sul concetto di provincialismo e della corsa alla città, dove è tutto più-più-più, per poi chiudere il cerchio con ciò che l’uomo trovi di più rassicurante, una volta raggiunta la realizzazione personale: le proprie origini.
Lady Bird, sei promossa e sei assolutamente fashion.

Non parliamo di Fashion, non parliamo di Book, parliamo del‘&.

 

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